Notturno indiano
Antonio Tabucchi
In Questo romanzo il protagonista intraprende un viaggio in India per ritrovare un vecchio amico: Xavier.
E’ un viaggiatore insonne, si muove quasi esclusivamente di notte, non ci è dato sapere se per scelta o per una coincidenza di orari.
Così come non sappiamo quasi nulla, né di Xavier, né del protagonista, né del loro passato, che balugina soltanto sporadicamente davanti agli occhi del lettore, come un ricordo prima di addormentarsi.
Xavier sembra, e forse è, l’alter ego del protagonista che in questo viaggio sta probabilmente inseguendo la propria identità, o forse una parte di se stesso. Lo suggeriscono anche i loro soprannomi mr. Nightingale e Roux, che significano entrambi usignolo, in lingue diverse.
Carratteristica fondamentale di questo libro è la sua componente surreale: non c’è nel romanzo il tentativo di attenersi fedelmente alla realtà, tantomeno di creare un racconto fantastico.
Tabucchi parte da un realtà se non fedele almeno plausibile per lasciare poi che si arricchisca degli attributi inconsci e metaforici che la sua mente le attribuisce.
E’ per un paradossale senso di realismo che egli non racconta una realtà unica e schematica come riportata in un fedele resoconto di viaggio, ma una realtà labile e ambigua che comprenda i pensieri e le elucubrazioni fantastiche
Il racconto è diviso in blocchi: ogni incontro un’ atmosfera. Il credente Janista nella cabina di un traghetto, il bambino con il fratello sacerdote deforme nella fermata di un autobus, una ladra nella lussuosa stanza di un albergo, il vicerè delle Indie in un sogno in biblioteca.
Con questi personaggi il protagonista scambia discorsi brevi, sul filo del reale, ricchi di significati occulti: pone e gli vengono posti interrogativi fondamentali, il senso della vita e della religione, la differenza fra corpo e spirito.
E’ un libro che consiglio a chiunque ami i pensieri fatti nello stato di dormiveglia, i paesaggi esotici e le atmosfere surreali.
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