TITOLO: "Cent'anni di solitudine"
AUTORE: Gabriel Garcìa Màrquez
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1968
EDITORE: Mondadori
Il romanzo narra la storia della
famiglia Buendìa, sei generazioni narrate in un arco temporale di cent’anni in
un paese di nome Macondo, fantastico e irreale, immerso nella foresta
colombiana. Scorrendo le pagine ci s’immerge in un mondo nel quale vi è di
tutto, da fantasmi che lanciano imprecazioni e presagi a manoscritti
indecifrabili.
E’ inevitabile un certo senso di
disagio, causato dall'inesauribile intreccio di parentele, concatenazioni e
legami tra i vari membri della famiglia, fino a confondersi e a non avere più
molto chiaro l'albero genealogico dei Buendìa, ma riconoscendo solo alcune
caratteristiche e particolarità sempre presenti. Allo stesso tempo, però, ci si
accorge del vero filo conduttore della vicenda: la solitudine inesorabile e
invincibile che accompagna diligentemente tutti i membri della famiglia verso
il loro ineluttabile destino, di sventura e sofferenze, di abbandono totale a
se stessi, poiché pur intrecciando legami si è fondamentalmente sempre soli.
Come negli altri libri di Marquez, si
nota il suo stile superbo: scorrevole e fluido ma allo stesso tempo ricercato e
accurato tramite l'uso di un linguaggio elevato e incredibilmente poetico.
Inizialmente può sembrare seriamente ardua la lettura, soprattutto per chi non
conosce già lo stile dello scrittore: ci si ritrova catapultati in avvenimenti
che si susseguono continuamente, con un infinito cambio di personaggi. Tutto ha
un senso e l’opera acquista una grande importanza solo dopo aver letto l’ultima
pagina, che rivelerà il collegamento di tutte le avventure della famiglia
protagonista. Uno degli aspetti che
fanno apprezzare veramente la lettura è la capacità dell’autore di legare fatti
inspiegabili e anche magici alla realtà di tutti i giorni, una vita quotidiana
destinata a ripetersi nello scorrere delle generazioni.
Di Arianna Castellazzi
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