Il romanzo presenta la vita di Morfeo che all’età di otto
anni nella magica notte di Natale degli anni Cinquanta, in seguito a un
incidente, viene colpito da una commozione cerebrale. A causa di diagnosi
sbagliate e dottori frettolosi è convinto di essere affetto da epilessia, diagnosi successivamente smentita, e quindi si aggira nella nebbia della
dipendenza e nella rabbia dell’ansia. E’ la medicina, con le sue incertezze e i
suoi inganni, a decidere il destino di Morfeo. Costretto a combattere un
male che non ha, a rimpinzarsi di farmaci, perseverando nell’errore, non
essendo stato avvertito del pericolo dell’assuefazione. L’angelo ribelle sempre
al suo fianco e successivamente l’angelo “buono”, vegliano su di lui e sui modi
delle persone del mondo. Il libro ci lascia con un dubbio: è stato tutto un
sogno premonitore o…?
In questo romanzo troviamo un Benni che racconta storie
buie, pervase da malinconia e disagio, anche se lascia uno spiraglio di luce di
speranza; la narrazione è perciò differente da quella consueta dell’autore: è
un libro intimo che forse ci racconta le paure di noi uomini con grande
delicatezza. E’ una prosa
tagliente e critica verso chi induce il malato a “curare” e drogare
(rimpinzare) sé stesso con i farmaci; è feroce con le industrie farmaceutiche e
con alcuni dottori che trattano i malati come cavie da laboratorio e non come
esseri umani. Ci ricorda che noi stessi siamo guaritori degli altri e dobbiamo
agire per cercare di togliere un po’ di dolore al mondo, come rammenta in
questa frase: "…nell’esistere di tutti il bene è sempre una goccia più
del male. Tu devi coltivare quella goccia, spera che quella goccia venga da te…".
Racconta indirettamente dell’industria chimica
e farmaceutica (terza industria del mondo, dopo quella delle armi e del
petrolio) che vive sulla nostra ipocondria riportandoci alla difesa maniacale
dal dolore della società odierna.
Auguro a tutti voi di scovare la traccia
dell’angelo e vi lascio con questo pensiero riportato nel romanzo: "…posso vedere la sua traccia, ma so che non posso raggiungerlo, che le
sue orme finiscono nel nulla…".
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